Oggi il Corriere della Sera non è in edicola.
Poi apprendo (non senza stupore) di questa vicenda relativa ad una pesante vertenza sindacale dei Giornalisti del Corriere della Sera e mi verrebbe da pensare che a volte la resistenza all’innovazione è solo una ingiustificata e cieca difesa dei propri “privilegi” acquisiti negli anni di “piombo”.
Leggo e quindi ripubblico con piacere questa interessante nota che mi arriva dal caro amico Franco Abruzzo, Past President dell’ordine dei giornalisti di lombardia, dove sembra (almeno per una volta) che la colpa di non adeguarsi ai nuovi paradigmi dell’editoria elettronica non dipenda poi sempre dall’editore.
Inoltre, a discapito di quanto sia facilmente immaginabile, Franco Abruzzo è un grande entusiasta di internet nonchè paladino convinto del nuovo giornalismo digitale che da anni cerca di innovare digitalmente tutta la categoria editoriale.
Ma leggete la nota qui di seguito:
http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=5578
Due giorni di sciopero subito (e 5 programmati) al Corriere della Sera.
Sulla multimedialità la trattativa diventa subito scontro asprissimo.
E’ rivolta contro il direttore Ferruccio de Bortoli, che ha scritto: “Se non vi sarà accordo, i patti integrativi verranno denunciati, con il mio assenso. L’età del piombo è alle nostre spalle”
Ferruccio De Bortoli ha affermato in una lettera al CdR:
“L’insieme degli accordi aziendali e delle prassi che hanno fin qui regolato i nostri rapporti sindacali non ha più senso.
Questo ormai anacronistico impianto di regole, pensato nell’era del piombo e nella preistoria della prima repubblica, prima o poi cadrà.
Con fragore e conseguenze imprevedibili sulle nostre ignare teste.
Non è più accettabile che parte della redazione non lavori per il web o che si pretenda per questo una speciale remunerazione.
Non è più accettabile che perduri la norma che prevede il consenso dell’interessato a ogni spostamento, a parità di mansione.
Prima vengono le esigenze del giornale poi le pur legittime aspirazioni dei giornalisti.
Non è più accettabile che i colleghi delle testate locali non possano scrivere per l’edizione nazionale, mentre lo possono tranquillamente fare professionisti con contratti magari per giornali concorrenti.
Non è più accettabile l’atteggiamento, di sufficienza e sospetto, con cui parte della redazione ha accolto l’affermazione e il successo della web tv”.
Dalla lettera di De Bortoli:
Cari colleghi, Questa lettera vi complicherà la vita.
Ma la discussione che ne scaturirà ci permetterà di investire meglio nel nostro futuro di giornalisti del Corriere della Sera.
E costituirà uno spunto importante per una discussione di carattere generale che la nostra categoria non può rinviare all’infinito.
Di che cosa si tratta?
In sintesi vi potrei dire: investiamo di più nel giornale e nella qualità, ritorniamo a dare spazio ai giovani, ma ricontrattiamo quelle regole, in qualche caso autentici privilegi, che la multimedialità (e il buon senso) hanno reso obsolete.
Quindi chi ha ragione secondo te?