La BLOGOSFERA ITALIANA non si accende e spegne con un singolo interruttore !
Non aderisco allo “sciopero dei blogger” per i seguenti motivi:
Non ho mai amato seguire il branco quando il capobastone è fazioso oltremisura.
Leggo Marco Camisani Calzolari, Gianluigi Cogo, Stefano Quintarelli ed il vecchio amico Antonio Palmieri e molti molti altri mi trovo molto d’accordo con loro sia per gli intelligenti tentativi esperiti nel mettere un freno agli errori del DDL Alfano che per le argomentazioni espresse nei loro post.
Non amo per nulla il tono populista di attacco al governo a tutti i costi messo in atto all’interno del Ning di diritto di rete dove in certi video volano (gratuitamente) parole grosse al limite della querela tipo “Berlusconi Corruttore” a mio avviso la rete non ha bisogno di questi cori da stadio sia che arrivino da destra che da sinistra.
Non mi piace la strumentalizzazione (giornalistica) relativa a “tutti i blog aderiscono allo sciopero nazionale” quando sono solo qualche centinaio e perlopiù sconosciuti in cerca di visibilità.
E’ chiaro che il DDL Alfano sulle intercettazioni e sull’obbligo di rettifica (in tutte le sue eccezioni discutibili, pessime o meno) è quindi solo il “Casus Belli” per fare un pò di casino in rete ed intercettare qualche centinaio di blogger (forse) in cerca di una idea per il post del 14 luglio.
Ma (IMHO) lo scopo è in realtà ben altro a mio avviso: si tratta delle prime prove (tecniche) digitali di consenso.
In periodo di grandi cambiamenti politici in area PD (e la discesa in campo Beppe Grillo, l’unico uomo in grado di impensierire politicamente Silvio Berlusconi e azzerare facilmente la timida dirigenza attuale) diventa indispensabile dimostrare quanto una o più persone abbiano un peso politico in rete e conseguentemente quanti quanto consenso siano in grado di generare contro l’attuale governo e quale massa di voti siano in grado di rastrellare per le prossime battaglie politiche, che con buonapace di Stefano Epifani, si sono già iniziate a combattere principalmente in rete prima ancora che sui media tradizionali.
Mi dispiace un pò invece vedere “giovani” blogger (spesso un pò allo sbaraglio) abbigliarsi stile Fedayn (o per non dire di peggio) con il bavaglio che oltre a coprire la bocca sale fin sopra il naso ricordando brutte reminiscenze stile anni 70′, che però fortunatamente oggi poi finisce a tarallucci (digitali) e prosecchino.
In conclusione credo che quella splendida logica di “popolo della rete” amante delle libertà digitali e trasversale a tutte le fazioni politiche di destra e di sinistra sia definitivamente morto per sempre, dato che oggi il web è diventato estremamente cosa seria e di consegenza assume toni fortemente politici.
Peccato davvero.