Qualche giorno fa grazie agli amici di Iab forum 2010, ho avuto il piacere di assistere all’anteprima del film The Social Network.
Mi ero ripromesso di non parlarne prima dell’uscita ufficiale per non rovinarvi la sorpresa, ma ora ci siamo.
Credo che sia uno dei film più crudi e realistici visti nella storia recente di internet.
Credo anche che gli americani (in genere) comincino ad avere paura dei monopoli digitali e soprattutto anche di Facebook.
Il film è un impietoso atto di accusa, non tanto nei confronti del controverso fondatore Mark Zuckerberg (che incontrai mesi fa a Cannes) che comunque ne esce come uno spregiudicato traditore degli interessi e dei sogni di chiunque abbia avuto a tiro, ma semmai del sistema “internet” nel suo complesso che non ammette i secondi e che giustifica ogni mezzo pur di arrivare all’obiettivo finale.
Il film NON racconta tanto la storia del social network in blu, semmai presenta l’impietosa cronistoria dell’andamento delle cause (tutte perse in partenza e quindi opportunamente patteggiate) che gli sono state intentate contro.
Il dietro le quinte di Facebook che salta agli occhi è quello di un mondo spregiudicato dove nulla conta più del “codice” di programmazione che è l’unica etica digitale che Mark Zuckerberg e soci rispettano.
Un affresco splendido ma decadente ed oscuro di chi invece dovrebbe rappresentare la punta di diamante dell’era digitale, di cui si evidenzia solo una personalità irrisolta.
La morale è semplice: fai tanti soldi ed in fretta, così potrai liquidare senza fatica tutti coloro che credevano in te ed a cui hai biecamente fregato le idee.
Il film è preciso, tagliente, incredibilmente sottile e deciso nel suo fortissimo atto di accusa verso una società neodigitale dove l’etica umana è nulla in confronto al “codice”.
Personalmente mi è piaciuto molto perchè è reale e “racconta” qualcosa in cui siamo immersi, vittime e partecipanti consenzienti, un mondo che non è finito ma continua ad evolversi con noi dentro.
Da non perdere, apre gli occhi ed anche (molto) la mente.
Perchè, è innegabile, oggi siamo tutti figli di una dittatura digitale (nemmeno tanto minore).
Riflettiamoci attentamente.