dollari google

PI: Internet, chi paga chi?.

Prendo spunto da questo interessante articolo di Alfonso Maruccia su Punto Informatico per sollevare una discussione che molto presto inizierà a tenere (MOLTO)  banco anche qui in italia.

In pratica dal 30 al 40% di tutta la banda internet disponibile in Italia (ma anche nel mondo) viene saturata dal passaggio di contenuti relativi ad applicazioni televisive come Youtube e/o gli Streaming dei produttori di contenuti Video.

Questi operatori (commerciali) oltre a pagare (unicamente) la loro connessione alla rete globale internet non pagano NULLA per il “TRANSITO” dei loro contenuti nelle reti di altri service provider.

Questi ultimi iniziano ad arrabbiarsi per il consumo di banda “gratuita” non indifferente che stanno subendo e minacciano ritorsioni di blocco del traffico video utilizzando modalità in netto contrasto con le regole della Net Neutrality.

Questo è un problema da analizzare e molto velocemente prima che esploda anche qui in italia la guerra tra provider e broadcaster, cercando di capire da subito chi è che se ne approfitta: i produttori di contenuti che vogliono andare a scrocco, o gli internet service provider che cercano una facile area di guadagno fuori dalle concorrenziali logiche di mercato.

Bisogna parlarne, ragionarne e capire, per non giocarsi un bel pezzo di internet …

… e di evoluzione.

Reblog this post [with Zemanta]

5 Risposte

  1. Nicola

    Ma non è vero che il transito non viene pagato. Lo pagano gli utenti finali comprando l’abbonamento all’Adsl: se non ci fossero quei contenuti, gli tenti non comprerebbero l’Adsl.
    Piuttosto, le Telco dovrebbero cercare di attrarre i grandi produttori di contenuti con offerte che li convincano a localizzare dei data center nei singoli paesi. Ma è da cretini ragionare nell’ottica del balzello; si ragioni nell’ottica del servizio!

  2. micheleficara

    si viene pagato, ma, come dicevo (forse male) nel post solo per l’ultimo miglio …

    quello che fa arrabbiare gli internet service provider è il traffico di interconnessione lato backbone che (sempre secondo loro) verrebbe allegramente scroccato dai distributori di contenuti video che transitano sulle reti e che (appunto) si “limiterebbero” a pagare solo la “loro” interconnessione” …

    per non parlare poi del traffico P2p che va a scrocco puro degli abbonati adsl che vedono una parte della loro banda “comprata” usata da terzi senza che lo sappiano o possano controllarla …

    mi sembra che qui dentro ci siano troppi “furbetti del quartierino”

  3. Alessandro Nasini

    Forse varrebbe la pena di fare un po’ di chiarezza.

    Messo così il discorso, sembrerebbe che un broadcaster utilizzi la rete quasi gratuitamente, mentre in realtà paga al suo provider conti salatissimi per la banda consumata. Quanti sanno quale è il costo reale per megabit e di quanti ce ne voglio per fare broadcasting decentemente?

    Per gli utenti P2p faccio un po’ fatica a versare lacrime: sono la principale ragione per la quale i costi di connessione in mobilità sono così elevati e l’offerta così scarsa. Concordo che solo una minima parte degli utenti si rende conto di cosa accade tecnicamente mentre fa P2p, ma ai più cosa importa della banda occupata in upload?

  4. Paolo Brini

    Banda a scrocco? Furbetti del quartierino?

    Come dicono Nicola e Alessandro, tutta la banda è già pagata.

    Quello di cui in realtà parlano le telcos, qui, è la violazione della Neutralità della Rete e la chiusura di Internet. E’ evidente che strozzando i non infrastrutturati le telcos potranno tornare in un regime di monopolio, e allo stesso tempo potranno aumentare, senza investimenti significativi sulle infrastrutture, i propri profitti, caricando ulteriori tariffe ai distributori di contenuti e stringendo alleanze commerciali con gli stessi. Mentre i big potranno sopravvivere, dubito fortemente che i piccoli e medi distributori di contenuti avranno la possibilità di competere, in uno scenario del genere (vedi piano British Telecom: certo BBC e YouTube potranno permettersi di pagare per continuare a diffondere i loro contenuti, ma un piccolo distributore di film di nicchia in alta definizione certamente no).

    Ritornando poi alle infrastrutture, non dimentichiamo che le telcos sfruttano infrastrutture pagate dai contribuenti, sia negli USA sia in Europa. E che dire delle tecnologie? Utilizzano tecnologie che sono patrimonio dell’umanità senza dover pagare un centesimo (si pensi solo al TCP/IP).

    Infine, il tema del p2p per l’ennesima volta viene travisato. Ormai il p2p è fondamentale per il commercio; i servizi di Vuze, della CBS, i Featured Contents di Mininova (peraltro utilizzati anche da etichette musicali, televisive e videogames piccole e grandi) e di mille altre realtà, grandi e piccole, non funzionerebbero se tornassimo all’obsoleto modello di distribuzione basato su server centralizzati. Il p2p, inoltre, rappresenta la risorsa migliore per i nuovi creatori di contenuti, ma sappiamo benissimo che sia le major, sia le telcos (per motivi diversi) temono enormemente questo fenomeno di trasformazione dei fruitori passivi in creatori.

    Vi rimando a quest’articolo:

    http://arstechnica.com/tech-policy/news/2009/06/fighting-att-verizons-chokehold-on-middle-mile.ars?utm_source=microblogging&utm_medium=arstch&utm_term=Main+Account&utm_campaign=microblogging

    in cui si vede chiaramente come gli stessi ISP siano contrari a politiche del genere, perché sanno benissimo che in uno scenario simile, insieme ad un eventuale scarso potere delle autorità regolatorie e in mancanza di obbligo di concessione di interconnessione con una specifica QoS, le telcos li metteranno fuori mercato.